Marocco del Sud e le Kasbah con Giulia Colnago (C.R.A.L.) - parte 2 OURZAZATE, ZAGORA, TAMEGROUTE, MERZOUGA, ERFOUD, RISSANI

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  • Medio Raggio
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Marocco del Sud e le Kasbah con Giulia Colnago (C.R.A.L.) - parte 2 - CODICE: MAROC

Aeroporti di partenza: Bergamo, Orio al Serio

Inizia la parte più impegnativa del viaggio alla volta di Ourzazate, attraverso il passo Tizi n’Tichka a 2260 metri di altitudine dove è tassativa la foto di gruppo. Il paesaggio è straordinario: il verde acceso si mescola alle alte montagne rosse dell’Atlante, attraversiamo villaggi isolati a ridosso dei monti e mentre ci avviciniamo alla nostra meta, il verde smeraldo lascia il posto ai colori del deserto. Il viaggio è lungo e Ourzazate sorge nella Valle del Dadès, a ridosso del Sahara.

Sotto un sole implacabile e sferzati dal vento caldo e asciutto del deserto, saliamo a visitare la Kasbah di Ait-Ben-Haddou; qui sembra che il tempo si sia fermato e il paesaggio quasi lunare è una tavolozza di colori che circonda quello che sembra un immenso castello di sabbia.

La tappa a Zagora è forse la più evocativa: una delle città più calde del Marocco e un tempo mitico punto di partenza delle carovane per Timbouktou. Il paese si sviluppa lungo la strada principale e ha un’atmosfera particolare da ultima frontiera prima del deserto. Non manchiamo di scattare foto al famosissimo cartello che reca “Timbouctou 52 giorni”, ovviamente a dorso di cammello. Il nostro albergo rafforza l’impressione di affacciarsi su un’altra dimensione spazio-temporale: meno dotato di comfort, con l’aria condizionata zoppicante, con arredi e infissi d’epoca, richiama un’atmosfera sontuosamente decadente che potrebbe adattarsi al set di un film in stile coloniale o a un giallo alla Agatha Christie.

Fra interminabili trasferimenti in pullman, interrotti da soste fotografiche, con l’immancabile assedio da parte dei numerosi venditori di chincaglieria, gustosi pasti tipici a base di insalate, tajine speziate e the alla menta, giungiamo infine a Tamegroute. Ci fermiamo a visitare il villaggio, la biblioteca coranica e la cooperativa delle ceramiche artigianali. Un abitante del luogo ci fa da guida. Qui al sud è più evidente la povertà e l’isolamento di queste popolazioni rispetto ad altre zone più turistiche e i bambini e le donne ci sbirciano con timidezza e curiosità dagli usci delle case. Ci sono abitazioni scavate sotto il suolo, per poter avere un po’ di fresco durante le roventi estati. Seguendo la nostra guida ci inoltriamo in cunicoli sotterranei nel buio quasi completo. Accolti dall’anziano responsabile, procediamo con la visita della biblioteca che contiene testi e manoscritti antichissimi che trattano molteplici argomenti: storia, religione, astronomia, medicina; molti sono finemente miniati con meravigliose decorazioni policrome che purtroppo non si possono fotografare. Concludiamo con la visita al settore in cui si producono le ceramiche ancora con metodi tradizionali; è straordinario come qui riescano a creare oggetti così belli con l’ausilio di torni rudimentali e pochi altri strumenti. I forni sono scavati nella terra e alle donne è affidata la parte decorativa della lavorazione. Immancabili gli acquisti nel negozio annesso: i colori, tutti di origine naturale, sono stupendi e ogni oggetto è unico nella sua particolarità.

Nel pomeriggio lasciamo il nostro pullman per salire sui fuoristrada alla volta di Merzouga, piccolo villaggio alle propaggini del Sahara e un tempo una delle ultime oasi dove le carovane sostavano prima di affrontare la sfiancante traversata del deserto. Con le forze ancora rimaste ci arrampichiamo sulle dune per goderci il tramonto del sole e ammirare la bellezza del paesaggio che trascolora. Orme minuscole sulla sabbia e la corsa frenetica di uno scarabeo iridato ci rammentano che questi luoghi ostili in realtà sono l’habitat di creature di ogni specie. Dopo cena, lontani dal fastidioso inquinamento luminoso cui siamo purtroppo abituati, ammiriamo la meravigliosa volta stellata a ricordarci che un tempo gli astri erano l’unico mezzo per 

indicare la via ai viaggiatori. La notte sotto le tende (qui dotate dei più essenziali comfort igienici) trascorre in un silenzio quasi surreale, ma ci aspetta una levataccia col buio per una breve escursione a dorso di cammello fino alle dune per ammirare il sorgere del sole: un momento magico in cui i colori prendono vita e le ombre e i riflessi della sabbia assumono forme bizzarre e affascinanti. Dopo una colazione senza far troppo caso alle miriadi di mosche che condividono la nostra tavola, si riparte alla volta di Erfoud dove incontriamo le testimonianze più antiche del passato geologico della Terra. Qui vi è una realtà unica dove è possibile osservare numerosissimi fossili che ancora oggi vengono estratti dalle rocce e dalla sabbia, a indicarci che un tempo questi luoghi aridi erano bagnati dal mare.

Il nostro percorso ci porta a Rissani per visitare il Mausoleo di Moulay Ali Cherif, fondatore della dinastia alawita che ancora oggi regna sul Marocco. Un’attrazione da non sottovalutare, oltre agli sterminati palmeti, sono gli spettacolari villaggi fortificati che circondano il centro urbano e che mostrano le antiche strutture difensive ancora perfettamente conservate. Non manchiamo di visitare le scenografiche Gole del Todra, fenditure naturali nella roccia scavate dall’incessante scorrere dell’acqua nei millenni. Esse si sviluppano lungo un agevole tragitto pianeggiante dove si incontrano famigliole in relax, appassionati di scalate appesi alle pareti rocciose e gli immancabili venditori di tappeti e pashmine con le merci esposte lungo il percorso.

Dopo la visita alla kasbah di Taourirt, il nostro giro ci riporta a Ourzazate dove ci concediamo un momento per gli ultimi acquisti e per una passeggiata nella Medina, senza tralasciare di fotografare le eleganti cicogne che ogni anno puntualmente tornano a nidificare sulle costruzioni più alte. Curiosamente questa città è anche la Hollywood del Marocco: nei dintorni sono situati studi cinematografici dove sono stati girati molti film famosi.

Siamo giunti alla fine e ci aspetta un lungo trasferimento per tornare a Marrakesh. Osservando il panorama che scorre davanti agli occhi viene da riflettere che ciò che resta più impresso di questo affascinante Paese sono i magnifici panorami visti durante i nostri spostamenti: un lungo viaggio passando per villaggi in cui la vita si svolge ai lati delle strade principali, negozi sempre aperti, ragazzini vocianti che corrono, abitazioni in costruzione oppure mai terminate, uomini appisolati davanti ai caffè, poche donne intente agli acquisti al mercato, asini carichi di legna, occasionali posti di blocco. Vediamo la vita altrui scorrere fuori dal finestrino, ammiriamo il paesaggio cambiare a ogni tornante o a seconda dell’ora del giorno. Lo scenario è mutevole: montagne rosse, nere, ocra e porpora, qua e là chiazze di verde intenso e palmeti rigogliosi; se dovessimo fermarci per una foto ogni volta, il nostro viaggio andrebbe avanti all’infinito. Vorremmo immortalare tutto: i rilievi hanno pendii tondeggianti e quasi morbidi, a volte assumono forme zoomorfe, mentre dietro fanno capolino rocce più aspre e aguzze. Dopo una stretta gola rocciosa, all’improvviso si aprono oasi di verde e compaiono paesini berberi come una manciata di cubi rossastri. Alcune case si fa persino fatica a distinguerle, spiccano i minareti e le scarpate sono ornate di piante di fichi d’india cariche di frutti all’inverosimile. E in conclusione, con il ricordo di tutto ciò che abbiamo visto e vissuto e che serbiamo indelebile nella mente e nel cuore, un particolare ringraziamento va ai nostri accompagnatori e alle guide che con pazienza ed abilità hanno spiegato e approfondito, risolto problemi e appianato imprevisti e insofferenze, rendendo possibile un‘esperienza appagante e dal fascino indelebile.

Arrivederci al prossimo viaggio !

 



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